beh in realtà su Marte non so, forse su wordpress si però!
Allora questo è stato un tranquillo weekend di acquisti. (di terrore direbbe qualcuno, per la mia carta sicuramenet)
Per la prima volta dico prima (ma temo non ultima) sono andato all’outlet di roma, una specie di finto borghetto di un paesino, con tanto di strade, lampioni e tombini, mi ricordava tanto quelle sceneggiature di cinecità con i muri di cartapesta
Girando di negozio in negozio mi sono accorto di almeno due cose degne di nota:
- che le donne quando si stanno provando dei vestiti guardano solo se stesse: entri in uno di questi negozi dai nomi strani ed esotici, dove ci sono solo commesse vestite di nero il cui lavoro è mettere apposto vestiti girando con centinaia di stampelle in mano. Ma il fenomeno decisamente piu interessante sono queste signore o ragazze, che entrano ed escono dai camerini con decine di capi (io mi sento osservato quando già entro con 1 paio di jeans alla volta) si guardano allo specchio per minuti interi, con delle facce assorte analizzando ogni piega del capo che hanno indosso, si girano, tirano su il sedere, mettono a posto il vestito, in un processo che probabilmente le coinvolge per intero, il processo coinvolge la verifica dell’intero guardaroba, attinge alle foto che hanno visto sulle riviste, agli abbinamenti dei colori, di scarpe e vestibilità. La cosa bella è che in quei casi in cui il negozio è piccolino, e magari c’è un solo specchio, ti trovi ad osservare tutte queste estranee che non si conoscono, una accanto all’altra, ognuna nel suo mondo privato di giudizi impietosi….
- Che le coppie che passeggiano in questi non luogli dell’acquisto sono come legate da un filo invisibile. Ci sono due modi con i quali una coppia passeggia: il primo è tenendosi per mano, ed il secondo è vicini, in quest’ultima configurazione, riesci a notare una sorta di filo invisibile, un filo elastico che dopo un po che osservi riesci quasi a vedere, magari ci si separa per un attimo, per superare un gruppo, o una panchina, o un palo, ma poi si torna uno accanto all’altro, e con un linguaggio non detto, si va nella stessa direzione, e quando uno si ferma a guardare una vetrina, ecco che l’elastico invisibile trattiene l’altro che è avanti di qualche passo e lo fa tornare indietro..
E poi come un maglio, mi colpisce il cartello, posto in mezzo alla via